Verso la fine degli anni ’80 si cominciarono a far pressioni per spostare la sede dell’Ufficio Studenti prima e quella dell’Acquario poi. “Ufficialmente per motivi di spazio. In realta’ hanno voluto eliminare il giro degli studenti dalla zona docenti perche’ dicevano che il viavai disturbava e perche’ c’era il problema dei furti. I furti continuano a esserci anche ora che l’accesso e’ controllato con tessera magnetica, cosa che allora non c’era.”
Tra l’88 e il ’90 l’Ufficio Studenti e’ stato trasferito in un prefabbricato che era appartenuto a Biologia. Il nuovo spazio era molto piu’ ridotto (un’unica stanza) e anche le condizioni di utilizzo erano molto cambiate. Restava inalterato l’orario di apertura.
Il nome di “Pollaio” deriva dal fatto che “i prefabricati erano di Biologia e prima ci tenevano gli animali: conigli, galline, pesci, ratti… lo usavano per fare degli esperimenti.”
Poi, “nel ‘92 hanno chiuso la Biblioteca Studenti. Noi ci siamo molto opposti allo spostamento. Un po’ perche’ questo posto (l’Acquario di Via Marzolo) era piu’ piccolo ma soprattutto perche’ tu hai una cosa che ti piace e hai paura di quello che succede dopo.” La paura che questo cambiamento comportasse a sua volta forti cambiamenti sull’ambiente che si era creato nell’esperienza ormai ventennale dell’Acquario ha spinto gli studenti a mobilitarsi, attraverso raccolte firme e riunioni, scrivendo lettere e facendo pressione sugli organi decisionali, senza alcun risultato: “abbiamo raccolto centinaia di firme, fatto proteste… ma poi alla fine abbiamo dovuto cedere.” Il nuovo spazio, adiacente al Pollaio (faceva parte del medesimo prefabbricato), era notevolmente piu’ piccolo. Questo da una parte ha favorito la mescolanza tra i due gruppi dell’Ufficio Studenti e della Biblioteca, dall’altra si puo’ dire che “il giro delle persone e’ cambiato”, in parte “anche perche’ ognuno ha particolari esigenze riguardo all’ambiente dove studiare e c’era chi non si trovava bene a studiare nei nuovi spazi.” Inoltre “formalmente lo e’ rimasta [un’aula per gli studenti di Fisica] ma ora qui (si parla sempre di Via Marzolo) viene chiunque, da ogni facolta’…All’inizio c’era quasi un rifiuto degli altri perche’ vedevi il tuo spazio “invaso”. Hai delle difficolta’ a gestire degli spazi cosi’ piccoli, con tante persone. Invece poi le amicizie si sono diffuse.”
In realta’ quasi da subito si e’ visto come i vantaggi dovuti al trasferimento superassero gli svantaggi. Per prima cosa c’e’ stata una maggiore responsabilizzazione degli studenti. Ad esempio la questione della gestione dei prestiti: “con il fatto che [la Biblioteca Studenti] e’ decentrata il bibliotecario viene solo qualche ora ma poi e’ in un posto separato, [quindi] parte del prestito lo curano gli studenti, nel senso che hanno le chiavi [degli armadi], segnano sulla schedina chi ha preso il prestito e poi pero’ e’ il bibliotecario che gestisce le cose formali…“ Inoltre l’Acquario ha potuto beneficiare delle condizioni che prima erano esclusive dell’Ufficio Studenti: apertura notturna, possibilita’ di avere un bollitore, una macchinetta del caffe’, il frigo,…Tutto cio’ favoriva la socializzazione tra le persone (”una cosa che unisce e’ poter mangiare insieme, farsi un te’…”), il ‘fare gruppo’, e metteva le basi per la gestione collettiva dello spazio.
Con il tempo questa rete di relazioni e’ diventata capitale sociale per i gestori delle aule, per il fatto che “molti studenti che avevano studiato qua poi sono andati a lavorare nel Dipartimento di Fisica” e hanno continuato ad appoggiare l’esperienza di cogestione.